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martedì 9 marzo 2021

"Non superare le dosi consigliate" - Costanza Rizzacasa d'Orsogna - Recensione lettura extra Marzo

  Hey Readers!!

Qui verrà recensita la lettura extra del mese di Marzo





Titolo: Non superare le dosi consigliate - 

Autore: Costanza Rizzacasa d'Orsogna

Editore: Guanda

Genere: Narrativa contemporanea

Serie: Autoconclusivo









Vi chiediamo di scrivere nel commento il mone che usate su facebook e la squadra di appartenenza per potervi assegnare il relativo bonus.



«Non c’è un problema che un farmaco non curi, mamma lo dice sempre. A casa nostra non si parla, si prendono medicine. Così lei mi dà il Dulcolax ogni sera perché sono una bambina grassa. Due compresse, quattro, otto. E io non so che legame ci sia tra il Dulcolax e una bambina grassa, visto che non dimagrisco…» C’è un peso che non si può perdere, anche quando l’hai perso tutto. Matilde lo sa: la mamma, bulimica, passa le giornate a vomitare; lei ha cominciato a ingrassare quando aveva sei anni ed è affamata da una vita. A scuola elemosina biscotti, a casa ruba il pane, e intanto sogna che le taglino la mano. Ottanta chili a sedici anni, a diciotto quarantotto; Matilde va in America a studiare, splende, ma la fame e la paura le vengono dietro. Finché, dopo la morte della madre, il tracollo finanziario del padre e una relazione violenta, supera i centotrenta chili. E quando esce, c’è sempre qualcuno che la guarda con disprezzo. Allora Matilde si chiude in casa per tre anni, e sui social si finge normale. Ma che vuol dire normale? Un romanzo crudo e potente tra due lingue e due culture, tra gli anni Settanta e oggi. Un libro vorticoso tra perfezionismo, autolesionismo, menzogna e dipendenze.



Matilde ha una mamma bulimica che passa le giornate a vomitare, mentre lei, che ama il pane, ha iniziato ad ingrassare all’età di sei anni. Ottanta chili a sedici anni. Quarantotto a diciotto. 

Quando Matilde va in America al college per studiare si sente finalmente libera e affermata non accorgendosi che i suoi disturbi la seguono anche lontana da casa. 

Alla morte della madre per un cancro, con il crollo finanziario del padre e la fine di una relazione con un uomo egoista, Matilde supera i centotrenta chili decidendo di chiudersi dentro casa e non uscire più, interagendo con il mondo esterno tramite i social dove può essere normale e nascondersi.


“Non c’è un problema che un farmaco non curi, mamma lo dice sempre. A casa nostra non si parla, si prendono medicine. Così lei mi dà il Dulcolax ogni sera perché sono una bambina grassa. Due compresse, quattro, otto. E io non so che legame ci sia tra il Dulcolax e una bambina grassa, visto che non dimagrisco…”


Gli argomenti trattati dall'autrice sono molti, alcuni molto forti e attuali che mi portano ad una lettura del romanzo lenta, noiosa e sconnessa, piena di pause e riflessioni. Ho faticato, e non poco, nel terminare la lettura che con i suoi discorsi sconnessi però, in alcuni punti, mi ha fatta entrare in sintonia con il malessere che la protagonista prova e ha nella testa, ma non è bastato.


La storia parla dei legami che ha Matilde. Quelli dei suoi disturbi alimentari e non, quelli della sua ossessione, tramandata dalla madre, alle medicine, quelli della sua famiglia disfunzionale, tutti con un problema e nessuno capace di aiutare il prossimo se non accentuando i problemi altrui. 


Ma questo libro è anche una denuncia sociale contro chi discrimina quelli che non rientrano  nei canoni di una società ben definita, dove la figura fisica è costantemente in esposizione e il culto del bello l’unico da seguire.

Ma chi definisce un corpo bello e normale? Troppo grasso o troppo magro? 

Con questo l’autore ci porta a riflettere sul valore della persona, che ogni corpo, anche se diverso, ha un valore.


Quello che ho notato in queste pagine sin da subito, è stata l’auto-terapia che l’autrice fa più per se stessa che per noi lettori, facendo così risultare il romanzo pesante a chi lo legge. Non avendo un filo logico negli avvenimenti narrati, il lettore si sente più di una volta tirato avanti e indietri nella mente e nei discorsi dell’autrice con personaggi e argomenti trattati più di una volta ma con superficialità.


Pur capendo il dolore di Matilde, non sono riuscita ad empatizzare a pieno con lei e ad immedesimarmi nel personaggio come spesso mi capita leggendo un libro e mi dispiace perchè, se scritto diversamente, in questo libro si sarebbe potuto dire molto di più!


Non credo di consigliare la lettura di questo romanzo, purtroppo.





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