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sabato 12 marzo 2022

Recensione "Mia madre è un fiume" - Donatella di Pietrantonio

 




Titolo: Mia madre è un fiume

Autore: Donatella di Pietrantonio

Editore: Elliot

Genere: Narrativa








Il racconto di un amore tra madre e figlia "andato storto da subito". Un romanzo potente e vitale, in cui le vicende personali si uniscono alla storia corale di un'Italia contadina, ritratta dagli anni di guerra fino ai nostri giorni. Quando Esperia mostra i segni di una malattia che le toglie la memoria, è tempo per la figlia di prendersi cura di lei e aiutarla a ricostruire un'identità smarrita. Inizia così, giorno dopo giorno, il racconto di un passato dal quale riaffiorano ricordi dolcissimi e crudeli, riprendono vita le figure dei familiari e degli abitanti della piccola comunità montana che le ha viste nascere e crescere entrambe. In un Abruzzo luminoso e aspro, che affiora tra le pagine come una terra mitologica e lontana, le fatiche della campagna, l'allegria dei matrimoni, la ruvidezza degli affetti, l'emancipazione dall'analfabetismo e la fine della sottomissione femminile si intrecciano al racconto di una lenta metamorfosi dei sentimenti in un indissolubile legame madre-figlia che oscilla tra amore e odio, nostalgia e rifiuto.

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Buongiorno lettori,

Oggi vi porto sul blog la recensione dell’esordio di Donatella di Pietrantonio - conosciuta ai più per il suo libro L’arminuta che ancora devo leggere - “Mia madre è un fiume” pubblicato per la prima volta da Einaudi nel lontano 2010.


La storia narra la perdita di memoria di una madre e la figlia che la sostituisce diventando i suoi ricordi. 


“Mia madre è un fiume di vecchi ricordi salvati, che ripete a tutti. Ci si afferra forte perché la sua storia non deflagri. Restano pochi, adesso. Mi occupo della supplenza, sono il suo scriba.” 


Così anche il lettore conosce la vita di Esperina che attraverso i ricordi narrati dalla figlia ci porta a conoscere la vita contadina dell'Abruzzo povero di inizio secolo ad oggi, con le sue tradizioni rurali, i lavori di un tempo, l’emigrazione, la fatica nei campi.


Il loro legame madre-figlia è caratterizzato da una carenza affettiva che ha segnato la vita della figlia portandola ad essere arrabbiata con la madre per la sua freddezza.


“....era troppo educata al sacrificio per permettersi il piacere di stare con la sua creatura.”


Non riuscendo a perdonarla nemmeno ora che la malattia le sta portando via l’identità e l'integrità, tenendo il loro legame sempre sul filo dell’amore e odio.


“Mia madre è un fiume.

 Erano un fiume i suoi capelli scuri e sottili che la corrente divideva ai lati del viso, onde a cascata sul seno, li pettinava la sera, dopo tutte le fatiche. Camminava e cantava, il fiume a fluttuare nel vento, ma solo qualche volta, di solito li raccoglieva in una crocchia. Intorno ai trent’anni tagliò i capelli per sempre, divennero insignificanti, pratici. Era un ruscello. Ne scorreva uno non lontano da casa sua e nelle più serene notti d’estate apprezzava la cascatella dalla finestra aperta, mentre i cani stavano zitti. E’ un fiume di vecchi ricordi salvati, che ripete a tutti. Ci si afferra forte perché la sua storia non deflagri. Restano pochi, adesso. Mi occupo della supplenza, sono il suo scriba.  Mia madre era un fiume di parole, ora di frasi stereotipate. Quanto cresce Giovanni, chi non si muove non mangia, che freddo stamattina. Al telefono chiede di continuo dove mi trovo. Sapermi al lavoro la rassicura. E’ stata la cifra della sua vita. E’ un fiume in secca, la neve dei pioppi lo sorvola, l’ombra dei sassi cade sul letto bianco, crepato. Qua e là una pozza d’acqua ancora, ferma e densa, lambita degli insetti.

Fa odore di morte.”


Una storia dolce e dura allo stesso tempo, con uno stile però che non ha saputo coinvolgermi e permettermi di entrare in empatia con nessuno dei personaggi. La scrittura contorta non mi ha permesso una lettura scorrevole della storia, costringendomi il più delle volte a rileggere gli stessi passaggi.


Una storia di donne forti, di un affetto freddo, di una terra di abbondanza ma che richiede tanti sacrifici, del cambiamento del rapporto genitore-figlio che ad un certo punto si inverte.


 "Mi manca la grazia, la leggerezza. La zavorra mi tiene a terra, i denti stridono sulle maglie della catena. Ho chiamato ogni limite mia madre. Le ho imputato il mio volo zoppo. Lei è il mio pretesto. È causa, e motivo. Mia madre è un albero. Alla sua ombra mi sono giustificata. Si secca, anche l'ombra si riduce. Presto sarò allo scoperto."


Una vita passata a giustificarsi da parte della figlia ora la portano a riflettere cosa sarà senza sua madre.


Tutto questo è “Mia madre è un fiume” della di Pietrantonio e solo se lo leggerete potrete giudicare da voi se è una lettura valida che potrebbe piacervi.


A me non ha coinvolto come speravo e per questo voglio proseguire la lettura di altre opere dell’autrice, per confrontarle con questo!


❓E a voi è piaciuto? Avete letto altro dell’autrice?

Avete esperienza con la demenza senile?

Vi leggo volentieri nei commenti💕


7 commenti:

  1. Ho avuto esperienze di questo tipo con una lontana zia che vedevo due volte l'anno, a causa della distanza. Non l'ho vissuta in primo piano ma so delle sofferenze che può portare

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  2. Non l'ho letto e non conoscevo l'autrice. Questo genere di storie però, a mio avviso, ha bisogno di uno stile fluido e definito

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  3. Non ho esperienze dirette con la demenza senile. Di sicuro un libro che tratta tematiche importanti.
    @lemille_e_unapagina

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  4. Dell'autrice ho letto L'arminuta ma non sono pienamente soddisfatta.

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  5. Sono sempre molto interessanti i libri che vannozad approfondire il rapporto madre figlia, anche quando problematico

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  6. Non ho mai letto nulla dell'autrice ma è interessante come sviluppa il rapporto tra madre e figlia e l'evocazione di ricordi lontani.

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