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mercoledì 19 maggio 2021

Recensione "Accabadora" - Michela Murgia

 




Titolo: Accabadora

Autore: Michela Murgia

Editore: Einaudi

Genere: Narrativa contemporanea







Maria e Tzia Bonaria vivono come madre e figlia, ma la loro intesa ha il valore speciale delle cose che si sono scelte. La vecchia sarta ha visto Maria rubacchiare in un negozio, e siccome nessuno la guardava ha pensato di prenderla con sé, perché «le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge». E adesso avrà molto da insegnare a quella bambina cocciuta e sola: come cucire le asole, come armarsi per le guerre che l'aspettano, come imparare l'umiltà di accogliere sia la vita sia la morte.

D'altra parte, «non c'è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada».


Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno.

Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come «l'ultima». Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. «Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fill'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia».

Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra. Ci sono uscite notturne che Maria intercetta ma non capisce, e una sapienza quasi millenaria riguardo alle cose della vita e della morte.

Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai cuce gli abiti e conforta gli animi, conosce i sortilegi e le fatture, ma quando è necessario è pronta a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora, l'ultima madre.

La Sardegna degli anni Cinquanta è un mondo antico sull'orlo del precipizio, ha le sue regole e i suoi divieti, una lingua atavica e taciti patti condivisi. La comunità è come un organismo, conosce le proprie esigenze per istinto e senza troppe parole sa come affrontarle. Sa come unire due solitudini, sa quali vincoli non si possono violare, sa dare una fine a chi la cerca.

Michela Murgia, con una lingua scabra e poetica insieme, usa tutta la forza della letteratura per affrontare un tema così complesso senza semplificarlo. E trova le parole per interrogare il nostro mondo mentre racconta di quell'universo lontano e del suo equilibrio segreto e sostanziale, dove le domande avevano risposte chiare come le tessere di un abbecedario, l'alfabeto elementare di «quando gli oggetti e il loro nome erano misteri non ancora separati dalla violenza sottile dell'analisi logica».



 
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In un paesino inventato dell’entroterra sardo negli anni cinquanta del ‘900 vive Maria. 

Ultima nata di quattro femmine viene vista quasi come un peso dalla madre che, rimasta vedova prima della nascita di Maria, vive di stenti e rinunce. 

Tzia Bonaria, una sarta del paese, nota questa difficoltà ed essendo ormai vecchia e sola decide di adottare in forma consensuale Maria come “Fill’e anima” (dal sardo testualmente “figlio dell’anima”). Questi affidamenti tra famiglie era una pratica molto diffusa nei paesi della Sardegna.


“Fillus de anima. È così che li chiamano i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra. Di quel secondo parto era figlia Maria Listru, frutto tardivo dell’anima di Bonaria Urrai.”


Maria viene cresciuta come una figlia da Tzia Bonaria che, non avendo avuto figli e avendo una posizione agiata non le fa mancare niente. Con questo “scambio” Bonaria si prenderà cura di Maria, allevandola come sua figlia, istruendola e iniziandola alla vita e Maria a suo tempo dovrà prendersi cura di lei. 

Maria però ignora la vera identità della donna che in tutto il paese è conosciuta e per questo è rispettata e temuta al tempo stesso per quello che fa. Infatti Tzia Bonaria oltre a fare la sarta del paese è l’Accabadora (dal sardo “Colei che finisce”)

L’accabadora è una figura non storicamente comprovata di una donna sempre vestita di nero che si incarica di portare la morte, per pietà umana, alle persone con malattie terminali o sofferenza atroci chiamata dalle famiglie o dal malato se cosciente per porre fine alle sofferenze della malattia recandosi di notte presso il capezzale del malato e dopo aver provveduto ad eliminare tutti gli oggetti religiosi presenti nella stanza o indossati dall'infermo, con un martello in legno di ulivo lo colpiva in alcuni punti precisi del capo procurandone la morte, oppure lo strangolava o ancora lo soffocava con un cuscino. Si trattava di un atto legittimato dalla comunità e di fatto non impedito dalle autorità civili e religiose.

Qunado Maria ormai cresciuta viene a conoscenza di ciò che Tzia Bonaria fa collegando le varie volte che, da bambina nel cuore della notte, l’ha vista uscire vestita di nero chiamata dalle famiglie del paese, non lo accetta e la respinge chiamandola omicida e allontanandosi di casa andando in continente a fare la babysitter inua famiglia benestante piemontese.

Ma le parole di Tzia Bonaria le torneranno come un tarlo in testa e le due donne si rincontreranno legate da un destino di vita e morte.


"Non dire mai: di quest'acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata"..."Quando verrà il momento, Maria, scoprirai cose di te che non conosci ancora"


In questo libro la Murgia ci presenta uno spaccato di vita della società sarda di quegli anni, dove la tradizione e la superstizione si intrecciano.

Ho trovato la narrazione molto scorrevole e fluida, adoro leggere delle tradizioni della mia terra nei libri che leggo quindi questo me li fa apprezzare ancora di più. 

Mi piace il modo che ha l’autrice di caratterizzare i personaggi, descrivendoli sin da subito con aggettivi che ci portano ad amarli o odiarli dalla prima parola. 

Gli ultimi capitoli mi sono leggermente piaciuti di meno. Dalla partenza di Maria per il continente sembra che il libro sia scritto in fretta senza la consueta caratterizzazione.

La parte che mi è piaciuta di più invece è i preparativi per il matrimonio della sorella, con le preparazioni dei dolci tipici e le tipiche tradizioni della festa.


“Sul grande tavolo centrale del soggiorno ci fosse il clima frenetico degli eventi irripetibili. In bella mostra stavano allineati tutti gli ingredienti necessari per gli amaretti, e in quella filiera profumata ciascun paio di mani, comprese quelle della futura sposa, aveva il suo preciso tempo di intervento. Da un lato stavano le mandorle dolci, sminuzzate con la mezzaluna fino a ridurle a un niente, custodite dentro un ampio bacile di terracotta smaltata, pronte per essere mischiate alla farina e alle uova in un biscotto che sarebbe finito nel forno con una mandorla o mezza ciliegia candita piantata al centro”.


Un tema importante che qui viene trattato attraverso la figura dell’ “Accabadora” è quello dell’eutanasia. 


Consiglio questa lettura dal linguaggio schietto ed affascinante a tutti quelli che vogliono scoprire qualcosa di più su la tradizione sarda ma non solo. Un piccolo gioiellino che vale la pena di leggere!


Recensione "Indagini sulla morta di Betty:Racconti" - Romano Greco

 




Titolo: Indagini sulla morte di Betty: Racconti

Autore: Romano Greco

Editore: Self Publisher

Genere: Racconti gialli e d’azione

Serie: Volume 6







Sirio è sempre disponibile. È la disponibilità assoluta quest'uomo. Ha la capacità di ascoltare e di arrivare perfino a ciò che non gli dici. Agisce nei rapporti con le persone come la manopola della sintonia sulla radio: esclude i rumori di fondo e afferra la frequenza giusta. Con lui ti apri e racconti, anche quello che non vorresti, perfino l'inconfessabile. È questa una sua peculiarità naturale. È un docente, insegna "Scienze criminologiche e psicologia criminale" presso un prestigioso ateneo italiano. Da qui le sue capacità acquisite. In questa raccolta verrà chiamato a sciogliere sei misteri, sei delitti talmente ben occultati da essere sfuggiti alle indagini ufficiali degli inquirenti.


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Questa raccolta di racconti ha come protagonista principale Sirio, docente di criminologia a Forlì che grazie alla sua arguzia, al suo essere sempre disponibile e un buon ascoltatore riesce a carpire indizi anche nei silenzi più profondi e svelare i misteri ben occultati e sfuggiti alle indagini ufficiali.

In questa serie di sei racconti affiancato al suo maestro, il professor Urbani, scoverà i colpevoli alle rispettive indagini portando alla luce indizi che non si erano mai presi in considerazione.


Le indagini in ordine sono:


Mistersmit

Un uomo che vive di rendita residente a Trilussa viene trovato morto in casa sua. Di fianco al corpo viene rinvenuta una valigetta piena di soldi. Avrà avuto un malore o dietro questa morte ci sarà la mano dell’uomo?


Naso di gomma

L’amante di Sirio si trova immischiata in un giro losco a causa del marito. L’astuzia di Sirio andrà in suo soccorso riportando alla luce la verità


Indagini sulla morte di Betty

Questo racconto che darà il titolo alla raccolta vede un indagine di donna scomparsa irrisolto da anni. Per la famiglia della vittima Sirio e il professor Urbani sono l’ultima speranza possibile per non far archiviare il caso irrisolto. Come sarà scomparsa la donna?


Tre ditali

Un famoso calciatore famoso brasiliano viene ucciso inspiegabilmente. Sirio dovrà farsi spazio tra più di un segreto per riportare a galla la verità sul caso


La virgola della Sibilla

Un uomo in carcere contatta il suo amico d'infanzia mandandogli una lettera con un rebus che grazie all’astuzia e intelligenza di Sirio riescono a codificare facendo luce sulla sua ingiusta sorte


Il vortice

Il cadavere di un uomo viene trovato dal sacrestano nella chiesa strangolato dalla forza bruta di un gigante. Sirio si immischierà nelle indagini per vederci chiaro e scovare gli antichi dissapori che si celano dietro questa bruttura


La lettura è scorrevole e i dettagli che in ogni racconto l’autore descrive con estrema maestria mi hanno fatta immergere piacevolmente in questa serie di indagini. Alcuni casi li avrei preferiti più lunghi e minuziosi per gustarmi a pieno la vicenda ma essendo racconti sono belli così, che lasciano il mistero che spetta a noi lettori colmare.


L’indagine che più mi è piaciuta è stata la penultima dove codici da decifrare e rebus da sbrogliare hanno dato filo da torcere a Sirio che ha dato tutto se stesso pur di dare ad un innocente l’agognata libertà.


Ringrazio l'autore per la collaborazione e la copia del libro.

Consiglio questo libro agli amanti dei racconti gialli pieni di avventura e suspense dove il lettore si può immedesimare nell'investigatore e “risolvere” il caso!


venerdì 14 maggio 2021

Recensione "Le nebbie del Tennat: la nascita di un mito" - Lawrence Medì

 


Titolo: Le nebbie del Tennat:

la nascita di un mito

Autore: Lawrence Medì

Editore: Lawrence Medì

Genere: Fantasy

Serie: Volume 1




Aliman è un giovane ventenne che si sta affacciando alla vita. Finita la scuola inizia a lavorare sul peschereccio di suo padre, ma in cuor suo anela l'avventura, e quella vita tediosa, gli calza come una scarpa stretta. Tutto cambia quando sia per curiosità, che per divertimento, si fa costruire una piccola barchetta, ove sotto sue disposizioni, ci fa montare delle vele non ancora conosciute, nel piccolo mondo dove vive. Grazie a queste riesce ad andare controvento, procedura non conosciuta nel Tennat, e per questo, si crea la fama di essere il mago del vento, oltre che l'inventore. La svolta arriva quando un armatore e mercante della sua stessa città, gli propone di costruirgli una vera nave, così che egli possa trasportargli le merci a tempo di record. Inizia lì la sua avventura, diventando un contrabbandiere al servizio del suo nuovo amico. Ma le cose cambiano quando, suo malgrado, si troverà coinvolto in una guerra, che per quanto farà per sfuggirle, non potrà evitare di affrontarla.

Amore, amicizia e avventura, troverete in questa fantastica saga, dove intrighi di corte, tradimenti e battaglie, costringeranno l'eroe a crescere, e diventare uomo.

Un fantasy fuori dagli schemi, dove non solo vi innamorerete dei vari personaggi che lo popolano, ma pure del mare.





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Il protagonista di questo fantasy d’avventura è Aliman, un ragazzo poco più che ventenne che dopo aver concluso la scuola inizia a lavorare nel peschereccio del padre.


Il mare lo ha, da sempre, affascinato e grazie alla partecipazione ad una regata che ogni anno si tiene nella sua città scopre di avere un dono speciale, vede il vento agli altri invisibile riuscendo così a portare la vittoria a quel veliero che era da sempre ultimo nelle competizioni.


Dopo questa impresa il ragazzo decide di informarsi di più sulle tecniche di navigazioni e, in un libro trovato in biblioteca, scopre un nuovo tipo di barca con delle vele, triangolari, sconosciute nella regione del Tennat dove abita.


Grazie alla sua perspicacia si farà costruire una piccola barchetta a vele triangolari, nel Tennat vengono utilizzate solo quelle quadrate, riuscendo così ad andare controvento, cosa mai vista nella sua regione sconvolgendo gli abitanti della sua città e facendosi la nomea di Mago del vento.


Questo lo porterà a lavorare come contrabbandiere per il più importante commerciante del Paese trasportando le merci in tempi record.

Ma non solo, grazie al suo intervento salverà il re di Boria e da questo riceverà un’offerta di lavoro che Aliman ed equipaggio non si faranno scappare.


Purtroppo però verranno anche coinvolti in una guerra e, anche se cercheranno di rimanerne fuori il loro coinvolgimento sarà inevitabile.


Nonostante la mole di questo libro la scrittura scorrevole e coinvolgente me l’ha fatto terminare in poco tempo. Molte le parti che mi sono piaciute, più di tutte le descrizioni e avventure a bordo del veliero, in mezzo al mare, con l’odore di salsedine e il vento in faccia che fanno da contorno alle mille avventure del capitano Aliman e del suo equipaggio.


L'equipaggio di Aliman altro non è che i suoi amici d’infanzia, quelli con cui a scuola ha sempre condiviso tutto, ma non solo, ne fa parte anche il suo rivale di sempre che, a inizio avventura era il suo più acerrimo nemico. Grazie all’astuzia e perseveranza Aliman riesce a metterlo al suo posto facendosi così rispettare e diventandone amico.

Tra il suo equipaggio avrà anche uno schiavo, intrufolato sulla Levante, il nome della sua nave, per non subire ulteriori maltrattamenti dal padrone e al quale Aliman e ciurma devono la vita!


Gli schiavi nel Tennat sono tutte le persone che vengono “da fuori”. 

Il Tennat infatti è una nazione chiusa che non conosce cosa c’è nel resto del mondo (ovvero il nostro) se non grazie alle persone che negli anni sono approdate e fatte prigioniere.

Non ha sempre funzionato così ma è stato deciso così anni or sono per preservare le risorse della Nazione ed evitare inutili spargimenti di sangue vivendo in armonia. Tutto quello che viene da fuori è considerato fuori legge (ad esempio le merci che Aliman trasporta come contrabbandiere, come tabacco, alcolici e seta) e i libri in cui si narra qualcosa delle popolazioni di "furi" sono pochi e introvabili.


Il Tennat è diviso dal fiume omonimo Tennat, in regioni al cui capo ci sono dei Re che controllano e comandano le risorse che contribuiscono al benessere del loro popolo.

Sarà proprio per questo motivo che un dei re, il più svantaggiato in risorse del territorio, intraprende una guerra con l’ausilio della magia.


Infatti nel Tennat sono presenti persone con poteri magici. Un tempo le persone a possedere dei poteri erano parecchie e con poteri differenti, ora l’unico potere rimasto è quello dei fulmini e saette.

A capo della magia c’è il primo ministro del re del popolo di Boria nonchè grande Sacerdote dell'ordine dei maghi. 


Grazie all’utilizzo della magia il Re entrato in guerra utilizzerà un esercito di pietra, chiamati gli Angeli, considerandosi imbattibile, ma non sa che, alle sue spalle, c’è un complotto che porterà la sua vita e quella degli altri re in pericolo.


Sono curiosa di proseguire l’avventura di Aliman. Questo infatti è soltanto il primo volume della saga. La scrittura come ho già detto è scorrevole, il linguaggio utilizzato è semplice e diretto così da far sentire il lettore un membro effettivo dell’equipaggio e vivere le innumerevoli avventure a bordo della Levante. 


Il protagonista nel corso della narrazione matura, cresce e sbagliando impara dai suoi errori.

Non sempre le azioni che compie sono di mio gradimento, come la vendetta ai danni del suo nemico quando era ancora un ragazzo, ma la sua maturazione da giovane ad adulto è palpabile e questo mi ha fatto piacere dando un ulteriore punto a favore a questa storia.


La trama ha un buon intreccio con intrighi di corte, storie d'amori nascenti a mettere pepe nella storia, l’amicizia nata sulla Levante che cresce e si rafforza ogni uscita, con i vari insegnamenti che tutti danno e il loro contributo a formare un equipaggio forte e coeso nonostante qualche litigio nessuno abbandona nessuno e questo è un bell’insegnamento da portare al lettore.


Consiglio la lettura di questo libro non solo a chi cerca un’avventura via mare all’insegna dell’amicizia ma anche a chi vuole entrare in un mondo diverso dal nostro, con le proprie regole e le molteplici stranezze. Ottimo fantasy per iniziare per i giovani lettori!


Recensione "Fiori d'Oriente" - Conny Melchiorre


 


Titolo: Fiori d’Oriente

Autore: Conny Melchiorre

Editore: Aletheia Editore

Genere: Narrativa contemporanea







Flavia deve sostenere l'ultimo esame alla facoltà di Filosofia. Il più temibile di tutti: Storia e cultura del Mediterraneo, con il professor Zeno Martini, bizzarro docente, sul quale corrono voci sbalorditive. Siamo nei primi anni del Duemila a L'Aquila. E' febbraio. E' buio. Fa freddo. Flavia s'incammina di notte per le viuzze storiche della città, perché la sessione inizia alle 6 di mattina. Imprevedibilmente, quello che per la ragazza si prospetta come un incubo, si trasforma nel sogno della vita. Martini le propone di entrare nella sua equipe di ricerca e di partire per la Grecia e la Turchia. Con lei ci sono Federica, Anna, Simona e Angela, studentesse molto diverse tra loro, per indole e aspetto. Le aiuterà Ilkay, la loro guida, insieme alle sue amiche. Ed eccole diventare amiche e Fiori d'Oriente. Bellissimi boccioli di piante diverse, che sbocceranno in donne, durante questo viaggio dei viaggi. Le giovani saranno traghettate in un mondo fascinoso, di spezie orientali, fragranze inusuali, colori sgargianti, danza del ventre, complicità rassicuranti, ricchezza del Gran Bazar, povertà delle campagne. Ognuna di loro cela un segreto. Quale?




Flavia è una ragazza di ventitré anni che nella vita si è sempre impegnata dando il massimo per raggiungere i suoi obiettivi. L’ultimo, quello per cui ha studiato giorno e notte mettendoci anima e corpo, è laurearsi in corso con 110 e lode.


L’ultimo ostacolo, che le sembra insormontabile, è l’esame di Storia e Cultura del Mediterraneo con il temuto e bizzarro docente Zeno Martini.


Quello che per lei era un incubo molto presto si trasforma in un sogno. 

Infatti l’insegnante le proporrà di entrare nella sua equipe di ricerca per partire, con altre quattro ragazza, per la Grecia e la Turchia. 


Lei indecisa sul da farsi chiede consiglio al padre, il Guru di casa, uomo dalla saggezza profetica che con qualche semplice domanda fa rendere conto alla figlia dell’opportunità che avrà partendo per questa ricerca ma senza sottrarsi ai doveri e compiendo dei sacrifici.


“La sicurezza caratteriale di mio padre è l’ancora che tiene salda la nave, a volte vacillante, delle emozioni di famiglia”


Infatti Flavia dovrà, in questo mese di viaggio, proseguire con la stesura della tesi, per potersi laureare a luglio come si era prefissata.


Le sue compagne di viaggio, ragazze diverse per fisionomia e carattere, inizialmente delle sconosciute, intrecceranno le loro vite alla sua in un’amicizia unica e duratura che solo chi vive delle esperienze insieme può avere.


Tutte e cinque sono partite per un motivo più o meno differente e in questo viaggio scopriranno tante cose importanti, sulla vita, sulle persone, su loro stesse che le trasformerà in donne. C’è chi fugge da una situazione sentimentale tormentata, chi per non essere giudicata e vivere un mese in serenità senza preoccupazioni e chi, fortunata, incontrerà pure l’amore.


Lo scopo di questo viaggio, e di questa ricerca, è scoprire se la pianta del Papaver Somniferum ha contaminato la terra e così le altre piante ingerite dalle mucche che mangiandole producono il latte contaminato così nei secoli contaminando e cambiando i caratteri dei consumatori. Per questo studio visiteranno una fattoria turca dove capiranno l’importanza del condividere. 


Ma non solo, le ragazze dovranno entrare in sintonia con le ragazze turche che conosceranno, per studiare il loro mondo femminile, la loro cultura i loro usi e costumi compresi danze e cucina così da avvalorare la tesi della nascita del femminismo all’interno dell’Harem. Infatti vivranno a stretto contatto con un gruppo di giovani ragazze turche con le quali stringeranno un legame straordinario.


“... in fila iniziano ad abbracciare calorosamente ognuna di noi. Come se fossimo amiche da una vita. ….hanno un modo di stringerti, prolungato e caldo, ma non eccessivo, che ti mette subito a tuo agio.”


Si sà, la cosa importante dei viaggi non è raggiungere la meta ma godersi il viaggio, ed è proprio questo che Flavia e le altre ragazze fanno. 


Si godono il viaggio immergendosi in una cultura diversa dalla loro, apprendendo nuove ricette culinarie come le foglie di vite bollite e farcite con riso e menta e l’immancabile melanzana, perla gastronomica del Mediterraneo, elemento fondamentale per il piatto forte che le ragazze turche preparano, l’Oturtmann.


Imparando i passi della danza del ventre, danza che veniva praticata all’interno dell’Harem dalle schiave più prestigiose e costose del sultano. Non erano delle sottomesse anzi irretendolo con la loro sensualità gli facevano fare quello che volevano.

Con l’utilizzo delle pashmine legate molto strette sui fianchi per favorire il movimento dell’otto, alla base di questo ballo, le ragazze si cimentano in questa danza sensuale riuscendoci, chi più chi meno grazie all’aiuto della bella ed esperta Özlem che le guida.


“Lasciatevi trasportare e non abbiate timore di essere giudicate, perchè qui in Turchia le donne non sentenziano su altre donne. Cerchiamo di essere amiche e complici.”


Partecipano al rituale della preparazione del tè, con un modo particolare  e una teiera tipica composta da due teiere una sopra l’altra, dove la più piccola in alto custodisce le foglie di tè sminuzzate. Anche le tazze sono particolari, piccoli bicchierini trasparenti a forma di clessidra.


Avranno la possibilità di farsi leggere i fondi di caffè dalla nonna di Ilkay, la loro guida e interprete nel mondo turco. Donna dal viso rugosi con i capelli bianchi e grigi, dagli occhi minuscoli dal colore indecifrabile. Utilizzando il caffè turco non filtrato messo a bollire con acqua nell’apposito contenitore, l’ibrik, e dopo una serie di passaggi obbligatori tra cui una serie di giri, sorseggi e capovolgimenti di tazze, le ragazze avranno la risposta alla domanda da loro pensata.. Ci avrà preso la vecchia signora?


La visita al gran Bazar è ricca di profumi di spezie, colori vivaci delle stesse e della folla, chiassosa e scomposta lascerà alle ragazze un tripudio di gioia e un ricordo da custodire per sempre.


In questo viaggio le ragazze avranno modo di conoscersi, confidarsi e stringere un’amicizia forte. Ognuna di loro, sotto consiglio del professore, scriverà un diario, custode del viaggio, delle emozioni, delle scoperte, dei luoghi che le ragazze visiteranno. Flavia scriverà a Sherazade, protagonista delle Mille e una notte, che grazie alla sua storia tutto ha avuto inizio.


L’ambientazione temporale è la primavera del 2001 dove la protagonista descrive le vicende del tanto temuto esame, il viaggio con tutto quello che ne consegue e la laurea.


Questo romanzo con la sua scrittura fresca, gioiosa piena di colori e odori mi ha trasportato al fianco delle cinque ragazze facendomi viaggiare insieme a loro, vivendo le esperienze di una cultura tanto diversa dalla nostra e apprendendo usi e tradizioni a noi sconosciuti.


La scrittura fluida e scorrevole mi ha permesso di leggere questo libro in un solo pomeriggio ma lasciandomi, a distanza di giorni, emozioni che custodirò per sempre per questo ringrazio l’autrice la quale mi ha permesso di immergermi in quella che è, a tutti gli effetti la sua esperienza di vita, inviandomi una copia del suo libro e permettendomi di leggerla e assaporarla.


Vi consiglio la lettura di questo splendido libro non solo per assaporare insieme a Flavia e il resto delle ragazze, la cultura di un popolo diverso dal nostro ma perchè attraverso la storia delle ragazze, della quale si ha una crescita e maturazione visibile, vi lascerà degli spunti importanti su cui riflessioni.


mercoledì 12 maggio 2021

Recensione "Novecento" - Alessandro Baricco




Titolo: Novecento

Autore: Alessandro Baricco

Editore: Feltrinelli Editore

Genere: Monologo teatrale





Il Virginian era un piroscafo. Negli anni tra le due guerre faceva la spola tra Europa e America, con il suo carico di miliardari, di emigranti e di gente qualsiasi. Dicono che sul Virginian si esibisse ogni sera un pianista straordinario, dalla tecnica strabiliante, capace di suonare una musica mai sentita prima, meravigliosa. Dicono che la sua storia fosse pazzesca, che fosse nato su quella nave e che da lì non fosse mai sceso. Dicono che nessuno sapesse il perché. Questo racconto, nato come monologo teatrale, è uscito per la prima volta nel 1994. Nel 1998 Giuseppe Tornatore ne ha tratto il film "La leggenda del pianista sull'oceano".


Questa è una storia che si legge tutta d’un fiato, breve ma intensa e molto coinvolgente e una volta terminata la lettura le uniche parole che puoi dire sono WOW!

In questo originalissimo racconto ci viene raccontato come un marinaio di colore, Danny Booman trova un bambino in fasce sulla Virginian, di come decide di adottarlo e di chiamarlo Danny Booman T.D. Lemon Novecento. Purtroppo il marinaio qualche anno dopo viene ferito a morte durante una mareggiata e il piccolo Novecento si ritrova una seconda volta solo al mondo all’età di otto anni. Non volendo consegnarsi alle autorità come aveva intenzione di fare il capitano della nave, Novecento sparisce qualche di giorni facendo la sua ricomparsa sulla nave quando è già in alto mare, pronta per raggiungere il suo prossimo porto, e lì Novecento sbalordirà tutti con la sua bravura al pianoforte, bravura precoce e sconvolgente!

Il narratore ci racconta attraverso i suoi occhi non solo la sua vita all’interno del piroscafo, ma anche quella del più grande musicista di tutti i tempi che ha trascorso la sua intera vita sulla nave, Novecento. I due si incontrano sulla nave quando il pianista ha ventisette anni. Lavorano e suonano insieme e ben presto instaurano una profonda e veritiera amicizia.

Novecento ci viene presentato come il più grande musicista della storia e la sua fama è internazionale. La particolarità di questo personaggio è che non ha mai vissuto in altro posto che su quel piroscafo, che tra il periodo delle due guerre portava migliaia di persone nell’America, in cui è nato e in cui trascorrerà la maggior parte della vita non mettendo mai un piede sulla terraferma.

Novecento non ha mai frequentato la scuola, non ha mai vissuto una vita ordinaria, tutto quello che sà l’ha imparato osservando attentamente le persone. 

Più volte infatti il narratore ci sottolinea questo aspetto di Novecento, la sua bravura nell’interpretare le persone, grazie ai suoi numerosi contatti con una molteplicità di persone provenienti da tutto il mondo da cui non solo imparava un sacco di cose ma da cui viveva attraverso.


Infatti ci sono vari punti in cui Novecento descrive minuziosamente le sensazioni provate nel passeggiare in una certa strada di New York o il puzzo di un vicolo a Boston senza averci mai messo piede! La vita non la vive, preferisce spiarla negli occhi dei passeggeri della nave; lì, negli occhi dei viaggiatori, riesce a cogliere odori, sapori, sfumature e sensazioni di esperienze sensuali che, nella realtà dei fatti, non ha vissuto. 

Una cosa che ci viene naturale da riflettere è quanto a quei tempi valeva una vita umana. Nel senso che per la legge Novecento non esisteva, Novecento esisteva soltanto in quella nave, da cui non è mai sceso.

Ecco un altro spunto di riflessione, la sua caparbietà nel vivere su quel piroscafo anche quando non era più possibile farlo.

Con questo breve testo Baricco ci fa capire l'importanza di prendere una decisione su cosa fare nella nostra vita, se compiere una certa azione o meno sia giusto e sul fatto che non prendendo responsabilità nel decidere sia peggio che prendere una decisione e poi sbagliare. 

Siamo noi che ci costruiamo la nostra vita, un passo alla volta, ed è solo nostra la decisione di compiere i passi di nostra spontanea volontà senza dare potere decisionale a nessuno all’infuori di noi.

Con questo libro Baricco ci regala una storia emozionante che ha intessuto con maestria in poche pagine. Infatti è arrivato dritto al punto caratterizzando benissimo personaggi sia fisicamente che psicologicamente. 

Un capolavoro di letteratura italiana contemporanea da cui è stato tratto il film “La leggenda del pianista sull’Oceano” diretto  e scritto dal regista Giuseppe Tornatore con le fantastiche musiche di Ennio Morricone.

Un breve viaggio che consiglio a tutti di intraprendere per la profondità della storia che continua a riecheggiare in noi anche dopo la fine della lettura. Consigliato!

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