Titolo: La strada
Autore: Cormac McCarthy
Editore: Einaudi
Genere: Distopico
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Buongiorno lettori,
Non pensavo che un libro del genere potesse farmi tanto male al cuore ma “La strada” di Cormac McCarthy edito Einaudi editore è proprio così che mi ha reso il mio povero cuoricino per tutta la durata della lettura e oltre.
Oltre perché ha lasciato in me una certa inquietudine.
Se avessi letto questo libro anni fa credo non mi avrebbe fatto lo stesso effetto.
Più vivo in questo pianeta e più convivo con persone che lo vogliono annientare.
Ed è proprio questo il mondo in cui McCarthy ci catapulta nel suo libro, un pianeta dilaniato, eroso, distrutto dall’uomo a cui rimane solo una cosa da fare.
Sopravvivere come meglio può e morire con questa consapevolezza.
Noi seguiamo le vicende di un uomo e un bambino che cercano di sopravvivere. Pochi averi tutti stipati in un carrello per la spesa che l’uomo spinge su quelle strade deserte. Pochissimo cibo, da cercare, conservare, proteggere.
Un bambino che non ha mai conosciuto mondo all’infuori di quello dilaniato se non attraverso i racconti del padre e che parla poco, si ammutolisce, vorrebbe salvare tutti.
Loro sono i buoni. Lui porta la fiamma, insieme al padre talvolta senza più speranza.
Ma quanto può una brava persona sopravvivere in un mondo eroso dalla brutalità?
Un mondo distopico non lontano da quello che potrebbe essere se l’essere umano continua a sfruttare così la terra, ecco perchè questo libro mi è entrato così nel cuore.
Non si sa quale disgrazia abbia colpito quel mondo buio, pieno di cenere, distrutto senza più città, persone, bontà ma non stento ad immaginarlo.
Chi mi segue sa quanto io tenga all’ambiente, quanto ami essere circondata dalla natura e questa visione di un mondo ucciso dalle mani dell’uomo non può che confermare tutti i miei timori: tutto ciò che l’essere umano tocca, distrugge!
La narrazione può sembrare ripetitiva, anche io all’inizio l’ho trovata pesante e monotona, ma poi mi sono chiesta cosa farei in un mondo del genere se non continuare costantemente a sopravvivere ripetendo le stesse attività di ogni giorno con gli stessi mille dubbi e paure, allora lì ho compreso e sono riuscita ad entrare completamente nella narrazione senza potermi staccare.
Sotto una lente di ingrandimento, McCarthy ci mostra la vita di due esseri umani che sopravvivono in un mondo post-apocalittico sapendo di non avere un futuro, conservando quel briciolo di speranza che li spinge a vivere, ma quella è vita? Non sarebbe più semplice piuttosto fare come la madre-moglie che si arrende all’evidenza e preferisce morire?
❓Voi amici lettori, come vi comportereste in un caso simile?
Riuscireste a cercare di vivere sopravvivendo nonostante siate al corrente che il vostro futuro è nero?
O preferireste soccombere all’evidenza e lasciarvi andare?
Vi leggo volentieri nei commenti💕
Penso che lottare sia sinonimo di vita
RispondiEliminaPer come sono fatta, piuttosto mi farei prendere un pochino dall'ansia.
RispondiEliminaQuesto libro mi attende da fin troppo tempo in libreria. Dopo questa tua riflessione, mi hai fatto venire voglia di iniziarlo subito
RispondiEliminaSono sempre stata ottimista nella vita e non credo mi lascerei scoraggiare dal futuro
RispondiEliminaNon è stato facile leggerlo, sia per la narrazione monotona sia per l'assenza di speranza che trapela, tranne nel caso del bambino: penso che l'unico che ingenuamente avesse la forza di continuare a vivere fosse lui, e che il padre vivesse solo per il figlio.
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